Analisi del rischio epidemico da arbovirus importati nel 2022 in Emilia-Romagna
Uno degli aspetti più interessanti degli studi condotti nell’ambito del Piano Regionale di sorveglianza e controllo delle Arbovirosi è la definizione delle soglie di rischio epidemico in funzione del numero di uova di Zanzara Tigre raccolte con il sistema regionale di monitoraggio.
Anche nel 2022 i dati delle ovitrappole sono stati utilizzati per calcolare il valore R0 (Basic Reproduction Number), ovvero il tasso di diffusione relativo a chikungunya, dengue e zika virus nel periodo che va da fine maggio ad inizio ottobre nei Comuni monitorati.
Vengono di seguito riportati i grafici di andamento R0 per i diversi arbovirus per ciascun Comune (per Parma e Piacenza non è stato possibile calcolare il rischio a causa della presenza di dati non validati secondo il protocollo di controllo della qualità del monitoraggio).
Nel 2022 il rischio di diffusione di arbovirus attraverso Zanzara Tigre è risultato elevato per gran parte della stagione in tutte le aree urbane monitorate.
In particolare, si può osservare che:
- per i virus CHIK, DEN e ZIKA per i quali la probabilità di introduzione accidentale nella nostra regione è elevata, il rischio è risultato particolarmente alto (1.3<R0<3.6) da metà giugno a fine agosto;
- per il ceppo mutato di chikungunya (CHIK A226V), responsabile dell’epidemia in Romagna nel 2007, il rischio appare elevato (R0 > 3) in tutti i Comuni per gran parte della stagione estiva, raggiungendo valori molto elevati nel mese di giugno e di luglio.
Nella seguente tabella viene riportato il dato medio di R0 nel periodo luglio-settembre 2022 per i virus chikungunya (anche del ceppo mutato), dengue e zika.
I dati di rischio epidemico hanno una buona attendibilità grazie soprattutto alla continua validazione dei dati di monitoraggio e alla gestione delle ovitrappole basata su protocolli standard.
In Emilia-Romagna, tra i casi importati nel medesimo periodo, l’unico ad essere stato notificato è il virus dengue. Si segnala che negli ultimi decenni si è osservata una maggior diffusione di questo virus con incremento degli eventi epidemici; ciò può essere correlato anche al cambiamento climatico, come sottolineato in un recente articolo uscito su Lancet Public Health (vedi articolo).